Il Respiro della Namibia: i Big 5 che Porto nel Cuore

Ciao ragazzi, ben ritrovati al quarto articolo della mia serie dedicata alla straordinaria natura della Namibia. Spero che i consigli e le riflessioni condivisi finora possano arricchirvi e magari ispirarvi a intraprendere, un giorno, un viaggio in questa terra magica e ricca di vita.

In questo nuovo pezzo, ho deciso di fare qualcosa di diverso: non vi parlerò di un singolo luogo o di un’attività peculiare, ma di cinque animali che, secondo la mia personalissima classifica, meritano un posto d’onore.
Ho voluto infatti “rivisitare” il concetto dei più celebri Big 5, creando quelli che chiamo i miei “Big 5 namibiani”. Nel farlo, esco un po’ dagli schemi tradizionali, ma sono convinto che queste specie rappresentino in modo unico la ricchezza faunistica del Paese e, soprattutto, racchiudano le emozioni più forti che ho vissuto in Namibia durante le mie esplorazioni.

BIG FIVE: COSA SONO E PERCHÉ SONO FAMOSI

Nel mondo dei safari (questo termine deriva dalla lingua swahili, in cui safari significa genericamente “viaggio”), l’espressione “Big Five” è nata in un contesto di caccia grossa: in origine, indicava i cinque mammiferi considerati più pericolosi e difficili da cacciare, ossia elefanti, rinoceronti, bufali, leoni e leopardi. Un tempo venivano braccati per la pelliccia, la carne, l’avorio o i trofei, e in diversi Paesi questi animali hanno finito per scomparire dalle aree che un tempo popolavano. Oggi, fortunatamente, in molte zone la caccia è vietata o rigidamente regolamentata, e l’osservazione di queste specie si è trasformata in un’esperienza turistica più sostenibile, basata sui game drive (safari) e sulla fotografia.

Ho avuto il privilegio di iniziare la mia carriera in Africa come guida safari presso la riserva privata di Thornybush, in Sudafrica, dove accompagnavo i visitatori alla scoperta della natura e soprattutto dei Big Five. Questa esperienza mi ha mostrato quanto fascino suscitino ancora oggi questi animali, diventati il sogno di ogni appassionato di safari.

Un dato che fa riflettere è il numero di persone coinvolte nel turismo fotografico rispetto a quello della caccia grossa. Secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo (UNWTO), nel 2019 l’Africa ha accolto oltre 70 milioni di visitatori internazionali in totale, e si stima che tra i 15 e i 30 milioni di questi siano interessati principalmente ai safari e all’osservazione degli animali. Al contrario, i cacciatori di grossa selvaggina si aggirano intorno a 18.000-20.000 l’anno, numeri nettamente inferiori. Questo indica come la tendenza si stia sempre più orientando verso forme di turismo sostenibile, incentrate sulla contemplazione e la tutela della fauna.

I “MIEI” BIG FIVE DELLA NAMIBIA

Partendo da questo concetto, ho deciso di creare una mia personale rivisitazione dei Big Five, specifica per la Namibia. Se non li consideriamo più soltanto i cinque più temibili mammiferi da cacciare, ma piuttosto i più affascinanti da avvistare e fotografare, allora secondo me in Namibia la classifica va aggiornata: ci sono specie uniche, adattate a condizioni climatiche estreme, e talvolta piuttosto rare.
Per questo, i miei “Big Five namibiani” sono: l’elefante del deserto, la iena bruna, l’orice, il rinoceronte nero e il ghepardo.
Ritengo che rappresentino al meglio l’incredibile biodiversità di questo Paese e l’emozione di un incontro ravvicinato con la natura più autentica.

1. Elefante del Deserto

Caratteristiche biologiche e stato di conservazione
  • Questi elefanti sono geneticamente riconducibili a Loxodonta africana, ma si distinguono per la loro straordinaria capacità di sopravvivere in un ambiente arido, con risorse idriche estremamente limitate.
  • Hanno zampe leggermente lunghe e piedi larghi, un adattamento che li aiuta a percorrere grandi distanze alla ricerca di acqua.
  • In Namibia se ne contano poche centinaia, principalmente nella regione del Damaraland e del Kaokoland (Kunene), dove progetti di conservazione come EHRA (Elephant Human Relations Aid) ne monitorano gli spostamenti e ne tutelano l’habitat
Aneddoto personale

Ho vissuto numerose esperienze di ricerca sul campo con EHRA, di cui ho parlato nel mio precedente articolo. Ogni volta che incontravo questi giganti delle sabbie, rimanevo colpito dalla loro resilienza. Ho visto branchi percorrere per ore i letti secchi dei fiumi, senza mai dare segno di stanchezza. È un’emozione che mi fa sempre capire quanto siano incredibili gli adattamenti della natura.

Perché sono nei miei Big Five

La loro rarità e il loro spirito di adattamento a un clima così ostile li rendono un vero simbolo di resistenza: sono, a tutti gli effetti, gli elefanti che hanno saputo “farsi deserto”.

2. Iena Bruna

Caratteristiche biologiche e stato di conservazione
  • Meno conosciuta della iena maculata, la iena bruna (Parahyaena brunnea) è schiva e difficilissima da avvistare. Ha un mantello scuro con una lunga criniera sul dorso.
  • Vive in ambienti aridi e costieri della Namibia e del Botswana. Secondo alcune stime, la popolazione complessiva è limitata a poche migliaia di individui in tutta l’Africa meridionale.
  • È considerata “quasi minacciata” (NT) a livello globale dall’IUCN, principalmente per la persecuzione diretta e la frammentazione dell’habitat.
Aneddoto personale

L’ultima volta che l’ho avvistata ero nel Deserto del Namib, vicino al Desert Hills Lodge della famiglia Diamond Collection Travel. Stavamo viaggiando su una strada sterrata per ammirare il tramonto da un’altura quando, tra le rocce, è comparsa questa incredibile ombra scura. Aveva un’andatura apparentemente goffa ma decisa e mi ha ricordato quanto sia un cacciatore elusivo e tenace in un ambiente tutt’altro che semplice.

Perché è nei miei Big Five

L’incontro con una iena bruna è un evento raro e affascinante; questo animale rappresenta la Namibia meno “scontata” e più misteriosa, motivo per cui merita un posto speciale nella mia classifica.

3. Orice (o Gemsbok)

Caratteristiche biologiche e stato di conservazione
  • L’orice (Oryx gazella) è un’antilope iconica dei deserti dell’Africa meridionale, dotata di lunghe corna a forma di lancia e di un manto chiaro con marcature nere e bianche molto eleganti.
  • È incredibilmente resistente alle alte temperature, grazie ad un sistema di termoregolazione che le permette di mantenere il cervello a una temperatura costante anche quando quella corporea aumenta (il sistema si chiama rete mirabile ed è un intricato sistema di vasi sanguigni, arterie e vene, che si trovano molto ravvicinati fra loro, favorendo lo scambio termico).
  • In Namibia, gli orici sono ancora relativamente comuni e popolano anche le zone più aride, come il deserto del Namib.
Aneddoto personale

Spesso li ho incontrati in luoghi dove sembrava impossibile che potesse sopravvivere un grande mammifero, eppure loro se ne stavano tranquilli a brucare ciò che trovavano. In uno di questi avvistamenti, ho trascorso vari minuti incantato a fotografarli controluce al tramonto, mentre il sole disegnava delle silhouette quasi surreali.

Perché è nei miei Big Five

È il simbolo del deserto namibiano e un esempio perfetto dell’adattamento estremo; nonostante sia diffuso, rimane un animale “magico” ogni volta che lo si osserva nel suo ambiente ostile.

4. Rinoceronte Nero

Caratteristiche biologiche e stato di conservazione
  • Il rinoceronte nero (Diceros bicornis) si riconosce per il labbro superiore appuntito (adatto a brucare rami e arbusti) e per essere più “nervoso” e aggressivo rispetto al rinoceronte bianco.
  • In Namibia si trovano alcune sottopopolazioni fondamentali per la sopravvivenza della specie. Il Paese ospita uno dei maggiori programmi di conservazione del rinoceronte nero, con numeri che si aggirano intorno ai 1.500-2.000 esemplari, in costante ma fragile ripresa.
  • È tra le specie più a rischio a causa del bracconaggio, legato al commercio illegale del corno.
Aneddoto personale

All’inizio di gennaio, ho sperimentato la sua forza in prima persona: durante un safari, un rinoceronte nero ha caricato il nostro veicolo, facendoci capire in un istante quanta potenza possa sprigionare. Un’esperienza adrenalinica che ha rafforzato la mia convinzione sull’importanza di tutelare questo animale, tanto possente quanto vulnerabile.

Perché è nei miei Big Five

È un pezzo di storia evolutiva e un simbolo delle sfide che la conservazione deve affrontare. Ogni incontro con un rinoceronte nero è carico di rispetto e consapevolezza.

5. Ghepardo

Caratteristiche biologiche e stato di conservazione
  • Il ghepardo (Acinonyx jubatus) detiene il record di velocità tra i mammiferi terrestri, con punte che possono superare i 100-110 km/h.
  • Ha un corpo snello, zampe lunghe e una lunga coda che funge da timone nei cambi di direzione veloci; possiede artigli semi-retrattili che gli garantiscono una trazione superiore durante lo scatto.
  • La Namibia è nota come “Capitale mondiale del ghepardo” e si stima che ospiti tra 2.000 e 3.000 esemplari in libertà, la popolazione più numerosa del pianeta. 
Aneddoto personale

A inizio gennaio, in Etosha, sono riuscito a vedere un ghepardo sulle sponde del grande pan (lago effimero). Purtroppo, ho assistito a un veicolo che, per avvicinarsi e scattare foto, ha infranto le regole del parco uscendo dai percorsi consentiti, mettendo a rischio l’animale. Ho provveduto a segnalare subito l’accaduto: un gesto dovuto, nel rispetto di questa straordinaria creatura e delle regole di conservazione.

Perché è nei miei Big Five

È l’essenza stessa della grazia e della velocità. In Namibia, il ghepardo simboleggia il connubio tra forza della natura e responsabilità nella salvaguardia di una specie così emblematica.

Ricordo ancora i miei primi passi come guida safari in Sudafrica, quando accompagnavo i viaggiatori alla ricerca dei Big Five “originali”. Da allora, ho maturato un’idea più ampia e personale di ciò che davvero merita di essere celebrato in natura.
Oggi, credo che ogni ambiente abbia i suoi “mammiferi speciali”: specie perfettamente adattate a un clima o a un territorio, che racchiudono l’essenza più autentica di quel luogo. 

Ecco perché, in Namibia, la mia classifica si discosta da quella tradizionale: desidero far conoscere animali che incarnano perfettamente la durezza del deserto e la forza della sopravvivenza.

Ovviamente, i Big Five – siano essi quelli classici o la mia versione “namibiana” – non rappresentano che la punta dell’iceberg: secondo la IUCN, nel mondo sono state descritte oltre 6.400 specie di mammiferi, e la Namibia da sola ne ospita più di 200.
Ogni creatura, dal più appariscente predatore al più minuscolo insetto, è fondamentale per mantenere l’equilibrio dell’ecosistema.
Spesso, però, dimentichiamo quei piccoli o meno “fotogenici” anelli della catena della vita, eppure è proprio grazie all’incredibile biodiversità che anche noi, come specie umana, possiamo continuare a esistere.

Per questo cerco sempre di offrire ai miei ospiti un’esperienza di safari unica, trasmettendo la conoscenza che ho acquisito negli anni e condividendo la bellezza dei mammiferi più iconici del Paese in cui lavoro. In fondo, come ha detto Sir David Attenborough:
Il mondo naturale è la più grande fonte di emozioni; la più grande fonte di bellezza visiva; la più grande fonte di interesse intellettuale. È la più grande fonte di così tanto nella vita che rende la stessa degna di essere vissuta.”

Ed è proprio così che mi sento, grato di poter vivere a stretto contatto con la natura, osservandone i miracoli e trasmettendone la meraviglia a chiunque sia disposto a fermarsi e ad ascoltare. Lode, dunque, alla biodiversità e a tutte le specie che la compongono: ognuna è degna di un posto d’onore nel grande libro della vita.