Il Respiro della Namibia: Una Passeggiata nel Giardino Botanico di Windhoek

Windhoek, la capitale della Namibia, è una città sorprendente. Nonostante il suo ruolo centrale nel Paese, non ha la frenesia di altre capitali. È una città di contrasti, incastonata tra colline e rocce metamorfiche che brillano come argento grazie alla mica. Questa particolare roccia, formata da calore e pressione nel corso di milioni di anni, è composta da minerali lucenti che si sfaldano in fogli sottili. La mica, utilizzata anche in cosmetica e nell’industria per il suo aspetto brillante, dona al terreno un fascino unico, quasi magico. Passeggiare per il Giardino Botanico Nazionale, situato nel cuore di questa capitale, significa immergersi in un paesaggio dove la natura e la geologia raccontano storie millenarie.

Il Giardino Botanico è un luogo speciale, poco conosciuto e spesso trascurato dai turisti che si concentrano su mete più famose. Eppure, questo angolo verde è una perla che offre uno sguardo autentico sulla biodiversità e sulla storia naturale della Namibia. Situato a pochi minuti dal centro cittadino, il giardino si trova in una zona tranquilla, con un’infinità di parcheggi disponibili e percorsi pedonali che lo rendono accessibile a tutti. È facile da raggiungere, anche per chi, come me, preferisce esplorare a piedi.
All’ingresso, una ragazza gentile mi ha accolto con un sorriso, invitandomi a firmare un modulo per la registrazione. La visita è gratuita, un gesto che trasmette il valore educativo di questo luogo.
Già dai primi passi, il giardino rivela il suo carattere unico: una valle attraversata dal fiume effimero Klein Windhoek, che in quel periodo era asciutto ma non meno affascinante. In lontananza, le Montagne Auas incorniciano il paesaggio.

Con il mio fidato zaino, carico di acqua e della guida botanica Trees & Shrubs of Namibia di Le Roux e Muller, ho iniziato l’esplorazione. Subito ho incontrato le maestose Aloe dichotoma, note anche come “alberi faretra”. Questi meravigliosi alberi succulenti devono il loro nome al fatto che, un tempo, i loro rami venivano svuotati per creare astucci per frecce. I loro tronchi lobati e le foglie affusolate sembrano scolpiti dal vento del deserto.

Salendo verso la collina che domina il giardino, sono stato accolto da un panorama straordinario: Windhoek si svelava in tutta la sua estensione, incorniciata da giganti piante a forma di candelabro, le Euphorbia virosa, piantate negli anni ’70. Nonostante il loro lattice velenoso, queste piante vengono masticate senza sortire alcun danno dai rinoceronti. Accanto a loro, svettava il Pachypodium lealii, l’albero bottiglia, con il suo tronco rigonfio che trattiene acqua preziosa. Questa pianta straordinaria produce la pachipodina, una sostanza velenosa che un tempo veniva utilizzata per intingere le punte delle frecce.

Proseguendo lungo i sentieri, mi sono imbattuto nella Welwitschia mirabilis, forse la pianta più longeva al mondo. Con due sole foglie che crescono per tutta la sua vita, alcuni esemplari ancora in vita di questa specie sono stati datati 1.500 anni e oltre. È un monumento vivente, un testimone silenzioso di un tempo lontano. Poco più in là, ho osservato il Cyphostemma currorii, l’albero del burro, con la sua corteccia giallognola che si sfoglia in modo suggestivo. Verrebbe voglia di spalmarlo su un panino se non fosse che i suoi frutti rossi, ricchi di acido ossalico, raccontano un’altra storia di adattamento: bello da vedere, ma non commestibile.

Ogni passo nel giardino è una scoperta. Le acacie, come l’Acacia erioloba, l’Acacia mellifera, l’Acacia karoo e l’Acacia hereroensis , aggiungono un tocco di eleganza al paesaggio con le loro infiorescenze e i rami spinosi. Sono piante fondamentali per l’ecosistema, offrendo cibo agli animali e materiali utili all’uomo per costruire utensili e recinzioni. Giusto una curiosità che non tutti conoscono, nel 2005 il Congresso di Botanica tenuto a Vienna ha deliberato, per una serie di motivi legati al gran numero di piante legate al genere Acacia e non tutte imparentate tra di loro, di conservare il nome Acacia solo per quelle australiane quindi le piante citate sopra adesso rientrano nel genere Senegalia per quanto riguarda la Acacia hereroensis e Vachellia per tutte le altre.

Non mancano nemmeno gli uccelli e i piccoli rettili: decine di specie di agami e lucertole popolano il giardino, mentre i canti degli uccelli accompagnano ogni passo.

Una delle attrazioni principali è la serra, che ospita le specie più delicate. Qui, al riparo dagli estremi del clima namibiano, si possono ammirare piante rare e particolari. Durante la mia visita, ho realizzato molti video che presto monterò per il mio canale YouTube. Condividerli sarà un modo per portare un po’ di questa meraviglia anche a chi non può visitare di persona.

Il Giardino Botanico non è solo un luogo di bellezza naturale, ma anche un centro di ricerca gestito dal National Botanic Research Institute. Questo istituto, situato all’ingresso del giardino, si dedica alla conservazione e allo studio della flora namibiana, un compito fondamentale in un’epoca in cui il 40% delle specie vegetali è minacciato. Purtroppo, il giardino è spesso chiuso nel weekend, probabilmente per gli orari del centro, ma con un po’ di pianificazione vale assolutamente la pena visitarlo.

Concludo questa visita con una riflessione. Le piante sono molto più che semplici decorazioni: sono la base della vita sulla Terra. Ci danno ossigeno, cibo e sostengono interi ecosistemi. Ogni pianta ha una storia da raccontare, e il Giardino Botanico di Windhoek è un libro aperto su queste storie. Visitarlo significa ascoltare e imparare, ma soprattutto ricordare quanto sia importante rispettare e proteggere la natura. Un gesto semplice, come passeggiare tra questi sentieri, può accendere la consapevolezza che il nostro futuro è strettamente legato a quello delle piante.