Predatori a confronto: Licaoni e Lupi

L’Africa custodisce tra i suoi predatori più affascinanti un canide straordinario, il licaone (Lycaon pictus), noto anche come cane selvatico africano. Questo animale, con il suo manto maculato, le grandi orecchie rotonde e una struttura sociale sofisticata, è il protagonista di una delle più efficienti strategie di caccia nel regno animale. Avendolo osservato in diversi luoghi dell’Africa australe, ho sviluppato una passione per questa specie e oggi voglio raccontare non solo le mie esperienze, ma anche confrontarlo con il lupo italiano, che ho avuto l’onore di conoscere da vicino.

Il mio primo incontro con i Licaoni

La prima volta che ho visto un licaone è stata in Sudafrica, nella riserva di Thornybush. Un piccolo branco di tre individui aveva deciso di fare tana su un grande termitaio e, per puro caso, ho assistito a uno degli spettacoli più emozionanti della mia vita: l’unica femmina scavava freneticamente per allargare l’ingresso e creare spazio all’interno. Qualche giorno dopo ha partorito dieci cuccioli e ho avuto la fortuna di essere lì quando, per la prima volta, li ha portati fuori uno per uno. Erano ancora completamente neri, con gli occhi chiusi, incapaci di coordinare i movimenti delle zampe, proprio come neonati umani. La tana era a meno di un chilometro dal mio alloggio, e la riserva ha saggiamente deciso di chiudere l’area ai safari, permettendo alla cucciolata di crescere senza disturbi.

I licaoni vivono in gruppi fortemente coesi, con una struttura sociale che ruota attorno a una coppia dominante, generalmente l’unica a riprodursi. A differenza di molti altri carnivori, l’intero branco si prende cura dei cuccioli, portando loro cibo rigurgitato e proteggendoli dai predatori. Le cucciolate possono essere molto numerose, arrivando fino a 20 individui, un numero sorprendente rispetto ai lupi, che raramente superano i 6-7 cuccioli per parto. Questa strategia permette al branco di mantenere una popolazione stabile, nonostante l’alta mortalità dei piccoli nei primi mesi di vita.

In Botswana, nella riserva di Limpopo Lipadi, ho avuto modo di approfondire la mia conoscenza di questi animali accompagnando studenti nei Trip to Rescue, viaggi formativi dedicati alla conservazione. Lì ho lavorato con una ricercatrice che stava conducendo il suo dottorato in veterinaria sui licaoni. In quell’area c’erano due branchi, e ho potuto osservare da vicino il loro comportamento, studiare il loro stato di conservazione e persino partecipare ad attività di ricerca con telemetria, una tecnica che permette di monitorare gli spostamenti degli animali tramite segnali radio trasmessi da collari GPS. Questo metodo aiuta i ricercatori a comprendere meglio le loro abitudini, il territorio che frequentano e i rischi che affrontano. Alcuni esemplari in quella riserva erano radio-collarati, rendendo possibile seguire i loro movimenti e studiarne il comportamento in modo più approfondito.

In Zambia, invece, li ho mancati per un soffio. Ero a pochi chilometri quando sono stati avvistati nella riserva del Luangwa River, ma si sono spostati rapidamente. In questa regione, la mancanza di recinzioni consente agli animali di muoversi liberamente, aumentando le possibilità di sconfinamento in aree rischiose. Oggi, il licaone viene avvistato con una certa regolarità nel Parco Nazionale del Luangwa Meridionale, dove un tempo la sua popolazione aveva subito un drastico calo a causa di un’epidemia di antrace.

In Namibia, la specie è praticamente scomparsa dal territorio, con l’eccezione della regione nord-orientale, dove si ritiene che i gruppi rimanenti siano in contatto con le popolazioni del Botswana settentrionale. La competizione con i leoni rappresenta una delle principali minacce per questi canidi, poiché i grandi felini li attaccano e spesso ne eliminano i piccoli prima che raggiungano l’età adulta. Un esempio drammatico è stato il fallimento di un tentativo di reintroduzione nel Parco Nazionale d’Etosha, dove un branco di licaoni è stato completamente sterminato dai leoni nel giro di poco tempo.

In Sudafrica, invece, lavorando come guida al Kruger National Park nel 2023, ho avuto la possibilità di osservarli più volte. Il parco ospita una delle popolazioni più numerose del continente, stimata tra i 375 e i 450 esemplari, ma questi animali devono affrontare minacce continue, sia da parte dei predatori naturali come leoni e iene maculate, sia a causa di conflitti con le attività umane nelle aree limitrofe. Capita, infatti, che alcuni individui vengano abbattuti o catturati quando si avvicinano troppo ai confini del parco. Nonostante queste difficoltà, ogni volta che incontro un licaone, l’emozione è sempre la stessa: un incontro raro e indimenticabile con uno dei cacciatori più straordinari dell’Africa.

Un confronto con i lupi italiani

Anche i lupi (Canis lupus italicus) hanno segnato la mia vita, ma in modo diverso. La mia prima esperienza con loro risale al 2011 in occasione del mio periodo di formazione al Centro Fauna di Monte Adone, un’istituzione fondamentale per la tutela e la riabilitazione della fauna selvatica. Ricordo perfettamente il giorno in cui la direttrice scese dalle scale di un ambulatorio con un lupo tra le braccia: era Navarre, un giovane esemplare recuperato da un torrente il giorno prima. Da allora ho avuto il privilegio di lavorare con questi animali, collaborando con veterinari e assistendo alla loro riabilitazione. Sono animali incredibilmente forti, capaci di resistere a condizioni durissime, ma vederli tornare in libertà è sempre l’emozione più grande.

Ho avuto la fortuna di avvistarli anche in natura: dietro casa mia nel bosco, e persino due volte sulle strade di montagna vicino a dove vivo. È sempre un’esperienza che lascia il segno, perché il lupo, a differenza del licaone, porta con sé un’aura di mistero e leggenda, un animale che si muove silenzioso tra le ombre della foresta.

Licaoni e Lupi: simili ma diversi

Oltre alle loro tecniche di caccia e alla struttura sociale, ci sono alcune caratteristiche biologiche affascinanti che distinguono i licaoni dai lupi e dagli altri canidi. I licaoni non sono veri e propri cani: appartengono a un genere distinto (Lycaon), separato dai Canis come i lupi e i coyote. Una delle loro particolarità è il numero ridotto di dita: hanno solo quattro dita per zampa anteriore invece di cinque, il che li rende più adatti alla corsa prolungata.

I licaoni pesano mediamente tra i 20 e i 30 kg, mentre i lupi italiani possono raggiungere anche i 40 kg. Anche la loro longevità è differente: i licaoni in natura vivono tra i 7 e i 10 anni, mentre i lupi possono superare i 12 anni in libertà. Un’altra curiosità riguarda la loro capacità di termoregolazione: le grandi orecchie dei licaoni non sono solo un tratto distintivo, ma aiutano a dissipare il calore, rendendoli particolarmente adatti agli ambienti caldi africani.

Sia i lupi che i licaoni sono animali sociali, con una gerarchia precisa e strategie di caccia altamente coordinate. Tuttavia, le somiglianze si fermano qui. La tecnica di caccia dei licaoni è straordinariamente efficiente: lavorano in perfetta sincronia, comunicando con segnali visivi e vocali, e sfruttano la loro incredibile resistenza per stremare la preda con lunghi inseguimenti a velocità sostenuta. Una volta individuato un bersaglio, il branco si organizza in un inseguimento a staffetta, alternandosi nella corsa per non esaurire le energie. Questa strategia, combinata con la cooperazione nel morso finale, porta a un successo di caccia che può raggiungere l’80% delle volte. I lupi, invece, si affidano maggiormente all’elemento sorpresa e alla coordinazione di gruppo per abbattere prede spesso più grandi di loro, con una percentuale di successo inferiore rispetto ai licaoni. 

Un’altra grande differenza sta nella dinamica sociale: nei branchi di licaoni, sono le femmine a emigrare per trovare nuovi gruppi, mentre nei lupi sono entrambi i sessi a spostarsi. Inoltre, il comportamento vocale di questi due predatori è molto diverso. I licaoni emettono suoni particolari quando si incontrano, simili ai guaiti entusiasti dei cuccioli di cane, un’espressione di gioia collettiva che rafforza il legame tra i membri del branco. Al contrario, i lupi usano l’ululato come principale forma di comunicazione a distanza, un suono profondo e iconico che può risuonare per chilometri, utile per coordinare il branco e marcare il territorio. Durante la mia esperienza al Centro Tutela e Ricerca della Fauna Esotica e Selvatica di Monte Adone, ho assistito a un momento davvero magico: al tramonto, quando i leoni che ospitavamo iniziavano a ruggire, i lupi presenti nei recinti del bosco rispondevano con i loro ululati, creando un’atmosfera surreale e primordiale che ancora oggi mi emoziona a ricordarla. 

La conservazione di licaoni e lupi: due predatori in bilico

Nonostante le differenze ecologiche e comportamentali, sia i licaoni che i lupi italiani affrontano sfide significative per la loro sopravvivenza. I licaoni, con una popolazione stimata tra i 6.000 e i 7.000 individui in tutta l’Africa, sono classificati come in pericolo d’estinzione a causa della frammentazione dell’habitat, del bracconaggio e delle malattie trasmesse dai cani domestici. La loro ridotta capacità di adattamento agli ambienti antropizzati li rende particolarmente vulnerabili.

Anche i lupi italiani hanno attraversato un periodo critico: negli anni ’70 la loro popolazione era scesa a poche centinaia di esemplari. Grazie a programmi di conservazione, oggi la loro presenza è aumentata e si stima che vi siano circa 2.500-3.000 individui in natura. Tuttavia, il conflitto con gli allevatori, il bracconaggio e la perdita di habitat restano problemi attuali.

Entrambi questi predatori svolgono un ruolo fondamentale negli ecosistemi in cui vivono. I licaoni controllano le popolazioni di erbivori nelle savane africane, mentre i lupi regolano l’equilibrio della fauna nelle foreste e nelle montagne italiane. Proteggerli significa preservare interi ecosistemi.

Dopo averli osservati in natura e studiati da vicino, posso dire con certezza che i licaoni sono tra gli animali più affascinanti e sottovalutati del continente africano, mentre i lupi portano con sé il mistero e la resilienza delle terre selvagge europee. Se un giorno avrete la fortuna di incrociare uno di questi incredibili predatori, che sia nella savana o nei boschi, sarà un momento che vi rimarrà impresso per sempre.