Immagine di P. Taranto di fotografianaturalistica.org
Chi mi conosce sa che parlo spesso di fauna africana, di grandi pianure e savane lontane. Ma oggi vi racconto di un predatore molto più vicino a noi: il lupo.
Perché? Perché il lupo è il predatore più popolare del nostro Paese, e perché, per me, rappresenta il link più profondo tra la fauna selvatica italiana e quella dell’Africa che amo e che racconto come guida safari.
Ho avuto modo di conoscere da vicino questo animale durante le mie esperienze al Centro Tutela e Ricerca della Fauna Esotica e Selvatica Monte Adone, dove ho visto arrivare lupi in condizioni critiche: investiti, avvelenati, colpiti da proiettili, malati. Alcuni non ce l’hanno fatta, altri hanno mostrato una forza straordinaria. Da allora il lupo ha un posto speciale nel mio cuore.
Mercoledì 19 marzo 2025, durante la mia trasmissione radio Dagli Appennini alla Savana su Radio 1909, abbiamo dedicato una puntata intensa e appassionata proprio a lui, al lupo italiano, insieme a Luigi Molinari, tecnico faunistico del Wolf Apennine Center.
Le informazioni emerse erano così importanti che ho deciso di raccoglierle e rielaborarle in questo articolo, per renderle disponibili a tutti. Ringrazio di cuore Luigi per la generosità con cui ha condiviso il suo sapere e alcuni scatti delle sue videotrappole ed Elisa Berti, direttrice del Centro Fauna Monte Adone, per il suo sguardo espero, i consigli che hanno reso questo articolo più chiaro e leggibile e per le foto che testimoniano l’impegno del Centro Tutela Fauna Monte Adone per il recupero, la riabiltazione e la liberazione dei tanti lupi trovati in difficoltà in questi anni in Italia.

Il canide più grande del mondo… e tra i più adattabili
Il lupo è il canide più grande del pianeta, ma ciò che lo rende davvero straordinario è la sua adattabilità. Può vivere nella tundra artica, nei boschi dell’Est Europa, tra le colline dell’Appennino o persino nelle grandi pianure del nord Italia.
Il suo menù varia dal bue muschiato alla nutria. È un opportunista, ma con un’intelligenza ecologica che fa invidia.
In Italia, il nostro lupo — Canis lupus italicus — è una sottospecie unica: più piccola e con tratti genetici esclusivi (come l’aplotipo W14 del DNA mitocondriale).

Un ritorno naturale, non una reintroduzione
Negli anni ’70, in Italia erano rimasti poco più di 100 lupi, confinati nell’Appennino centro-meridionale. Poi qualcosa è cambiato: l’abbandono delle montagne, il ritorno del bosco, leggi di tutela.
Così il lupo ha fatto ciò che sa fare meglio: si è rimesso in cammino .
Nessuna reintroduzione, nessun lupo importato. Solo la forza della dispersione giovanile, quel momento in cui un giovane lupo parte per cercare un nuovo territorio.
Passo dopo passo, zampa dopo zampa, il lupo è tornato anche sulle Alpi, nella pianura emiliana e persino vicino alle città.
Un cambio di status… ma con pochi effetti reali
Di recente, il lupo in Italia è passato da “specie particolarmente protetta” a semplicemente “protetta”.
Questo consente teoricamente alcune forme di prelievo controllato (abbattimenti autorizzati), ma nella pratica i numeri sono ridotti e l’efficacia sarebbe nulla. Sono misure più politiche che scientifiche.
Le vere minacce, oggi, sono altre:
- il bracconaggio , ancora troppo diffuso e difficile da monitorare
- l’ibridazione con i cani, una minaccia genetica silenziosa ma persistente

Lupo-cane: una minaccia silenziosa
L’ibridazione tra lupi (Canis lupus ) e cani domestici (Canis lupus familiaris) è un fenomeno documentato e una delle principali sfide alla conservazione del lupo appenninico.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, gli ibridi nati e cresciuti all’interno di un branco selvatico, lontani dall’uomo, non si comportano in modo anomalo. Sono elusivi, diffidenti, perfettamente integrati nella vita del branco.
Il problema, quindi, è genetico e gestionale: gli ibridi sono fertili e, nel tempo, possono modificare l’identità genetica del lupo italiano.

Convivere con il lupo: il ruolo del Wolf Appennine Center
Per affrontare questi problemi con metodo, nasce il Wolf Apennine Center (WAC) nel Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano. Coordinato da esperti come Luigi Molinari, si occupa di:
- Monitoraggio genetico e biologico
- Gestione dei conflitti con allevatori
- Educazione e contrasto alla disinformazione
- Strategie unitarie tra regioni e territori
Il WAC lavora per conservare il lupo e costruire fiducia tra natura e comunità locali, un passo fondamentale per una convivenza possibile e duratura.

Il lupo è pericoloso?
È una domanda legittima, che molti si pongono. La risposta, però, è semplice: raramente.
In Italia, gli attacchi all’uomo sono estremamente rari. Il lupo, per sua natura, tende a evitare il contatto diretto con le persone. I problemi iniziano quando perde questa naturale diffidenza. E questo accade sempre più spesso a causa delle nostre abitudini.
Negli ultimi anni, ad esempio, alcuni lupi hanno imparato a frequentare le aree vicine alle fattorie, attratti dai resti organici, come placente e feti di animali da allevamento buttati nelle concimaie. In quel contesto, il lupo impara che c’è cibo facile, si abitua alla presenza dell’uomo e si avvicina sempre di più.
Questo comportamento anomalo può sfociare in episodi gravi: ci sono lupi che iniziano a predare anche i cani, specie quelli lasciati liberi di notte nelle corti o nei pressi delle stalle. Alcuni casi riguardano anche cani da caccia che, seguendo la traccia di un ungulato, finiscono lontani dal cacciatore e si trovano faccia a faccia con un branco di lupi. Altri episodi coinvolgono cani da compagnia lasciati liberi nei boschi da padroni inconsapevoli del rischio.
Finché a essere predate erano solo le pecore, il malcontento era circoscritto al mondo degli allevatori. Ma quando il lupo tocca un animale a cui l’opinione pubblica è affettivamente legata, come il cane, la percezione sociale cambia: il lupo inizia a sembrare un “nemico”.
Ma il punto è proprio questo: siamo noi che abbiamo abbandonato una gestione consapevole del nostro territorio. Il lupo non diventa pericoloso da solo: molto spesso siamo noi a renderlo pericoloso, con abitudini sbagliate, comportamenti negligenti e una gestione poco attenta del contesto rurale e naturale.
Un lupo che si avvicina troppo non è “cattivo”: è un animale selvatico che ha imparato ad approfittare delle nostre disattenzioni o cattive abitudini. E allora, forse la domanda vera è un’altra:
Il lupo è pericoloso… o siamo noi a renderlo tale?

Oggi stimiamo che in Italia vivano tra i 3000 e i 3500 lupi. Il nostro Paese ospita la popolazione più numerosa d’Europa. Ma il numero, da solo, non basta: bisogna sapere dove stanno, con chi si accoppiano, che impatto hanno sull’ecosistema.
Il lupo ha cambiato le dinamiche degli ungulati. Ha imparato a cacciare cinghiali, caprioli e anche nutrie. È un regolatore naturale. Ma, come tutte le specie intelligenti, impara in fretta. Se inizia a predare cani, e si abitua a farlo, può diventare seriale. Ed è lì che emerge un’altra criticità, non più biologica, ma sociale.
Il ritorno del lupo in Italia racconta una storia complessa, fatta di adattamento, cambiamenti ambientali, convivenze possibili e nuove sfide.
È un animale selvatico che ha riconquistato i suoi spazi con le proprie forze, seguendo le regole della natura, non quelle della politica.
Oggi la sua presenza ci chiede di affrontare la realtà con equilibrio: né idealizzando il lupo, né demonizzandolo.
Serve conoscenza, attenzione e una gestione consapevole del territorio, che tenga conto sia delle esigenze della fauna selvatica che di quelle delle persone.
Il lupo è un tassello fondamentale degli ecosistemi italiani, un predatore che svolge un ruolo chiave nella regolazione delle popolazioni di ungulati.
La sua presenza ci ricorda che la natura è viva, dinamica e capace di rigenerarsi. Ma ci ricorda anche che la convivenza richiede impegno, strumenti adeguati e buone pratiche.
Conoscere il lupo, comprendere il suo comportamento, ridurre i conflitti: è da qui che si può partire per costruire un futuro in cui uomo e lupo possano condividere lo stesso territorio. Non per ideologia, ma per equilibrio.
